Cosa significa “pixel”?
Senza le immagini le comunicazioni perderebbero molto della loro funzionalità. Anche prima che nella fotografia la pellicola negativa e la carta stampata fossero sostituite da tecniche di registrazione elettronica, sono stati sviluppati vari formati di dati per i file di immagine. In questo campo, i formati più popolari includono RAW, BMP e TIFF. Gli sviluppatori furono rapidi nel notare che questi formati producevano file di dimensioni considerevoli, considerate un ostacolo soprattutto per le applicazioni web veloci. Di conseguenza, ciò ha portato a ricercare delle possibilità per la compressione delle immagini. Nonostante la “lotta” tra JPG e PNG sia lungi dall’esser risolta, vi sono già nuovi formati all’orizzonte, come ad esempio WebP, il formato immagine di Google.
Tuttavia, tutti questi ingegnosi formati tecnici devono soddisfare un presupposto comune: essere visualizzabili su un supporto di uscita, a partire da uno schermo più o meno grande con una certa risoluzione. È qui che entra in gioco il termine “picture cell”, una nuova espressione accorpata in seguito in un’unica parola, “pixel”, usata per la prima volta intorno al 1965. In questo articolo, scoprirete cosa compone un pixel e qual è il suo ruolo nella rappresentazione delle immagini.
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Cos’è un pixel?
Il pixel, abbreviato in px, è l’elemento più piccolo in un’immagine visualizzata digitalmente. Solitamente, quando sono presenti più pixel, questi vengono allineati in un raster sul display di un monitor o di un telefono cellulare. La combinazione di una molteplicità di pixel costituisce un’immagine raster.
L’occhio umano può facilmente “decifrare” la grafica raster composita. Tuttavia, ciò diventa difficile, o addirittura impossibile, quando l’immagine contenuta nella cornice bianca viene ingrandita.
Nella figura sopra riportata, i punti raster sono stati rappresentati dal programma utilizzato, in questo caso Photoshop. Ogni pixel ha un colore o una tonalità diversa che, messe insieme, creano l’immagine composita. Per riprodurre un’immagine tale in qualità HD, sono necessari 1920 x 1080 pixel, ovvero un totale di 2.073.600 pixel. Questi pixel devono essere processati individualmente, nella giusta sequenza e frequenza di ripetizione, dalla tecnologia all’interno del monitor per fare in modo che, ad esempio, l’immagine completa sia visibile senza sfarfallio e nel colore corretto.
Come sono fatti i pixel?
Per poter rappresentare un colore specifico, un pixel è composto da sub-pixel nei colori rosso, verde e blu (RGB). Questi sub-pixel possono avere forme diverse in modo da creare un layout con una buona definizione d’immagine e pochi spazi tra gli elementi del pixel stesso. Uno sguardo al display di un iPhone 11 Pro, ad esempio, rende l’idea su cosa è tecnicamente possibile. Questo ha un display di 2436 x 1125 pixel con una risoluzione di 458 ppi (pixel per pollice). Ciò viene tradotto in una dimensione di 0,05 millimetri per i pixel contenenti dei sub-pixel di 0,018 millimetri (valori arrotondati).
Il colore di output del singolo pixel è una combinazione dei valori di colore di tre sub-pixel. I tre colori sono mescolati incrementalmente e possono, in questo modo, assumere valori diversi. Questa sintesi additiva presuppone una sovrapposizione.
Se tutti e tre i colori primari hanno il valore massimo di 255, l’output sarà nero. Se RGB = 0/0/0, l’output apparirà invece bianco. Inoltre, i valori intermedi permettono di visualizzare circa 16,7 milioni di sfumature di colore (2563).
La visualizzazione delle sfumature di colore più sottili è resa ancora più precisa grazie al cosiddetto “sub-pixel rendering”.
Dimensioni del pixel e qualità d’immagine
L’immagine dell’ape e il suo ritaglio sopra riportati hanno già mostrato come la dimensione dei pixel può influenzare la percezione ottica. Agli albori del PC, i monitor erano dei dispositivi con dei tubi d’immagine classici e risoluzioni di 640 x 480 (VGA), solo in seguito si è arrivati a delle risoluzioni 800 x 600 (SVGA). In tempi relativamente recenti, si è anche arrivati all’“HD-ready” da 1280 x 720 pixel. A questo si affianca il Full HD che offre una risoluzione di 1920 x 1080 pixel e sono stati introdotti i sistemi più nuovi a pieno formato 8K da 8192 x 4320 pixel. Inoltre, l’agguerrita competizione per il numero di pixel è notevolmente aumentata a partire dallo sviluppo dei monitor LED, che hanno infatti permesso di ottenere delle densità di pixel molto elevate in un tempo molto breve. Questa tecnologia è ora parte dei moderni display degli smartphone.
Per quanto riguarda la misura della risoluzione delle immagini per la visualizzazione su monitor, 72 dpi (punti per pollice) ha dimostrato di essere un valore sufficiente per l’occhio umano. Più questi pixel sono piccoli, più ne possono essere ospitati su una superficie monitor, aumentando la risoluzione complessiva dei dispositivi. Per i materiali stampati professionalmente, il valore più comunemente usato è di 300 dpi.
Una volta che un’immagine raster digitale viene creata, ad esempio utilizzando una fotocamera digitale, può essere ingrandita in modo significativo. Tuttavia, questo comporterà sempre una riduzione della qualità del rendering. Per questo motivo quando i volti diventano irriconoscibili nelle foto o nei video, l’immagine risultante viene spesso definita “pixelata”.
Per cambiare la risoluzione dello schermo di un computer, basta cliccare con il tasto destro del mouse sull’immagine di sfondo del PC Windows. A questo punto basterà selezionare “Impostazioni schermo” dal menu di dialogo. Qui bisognerà fare clic su “Impostazioni schermo avanzate” e in seguito su “Risoluzione”. Ciò porterà ai valori di pixel selezionabili. In MacOS, si può accedere alla stessa funzione tramite il menu Apple > Preferenze di sistema > Monitor.
Cosa sono i megapixel?
La parola “megapixel” descrive un gran numero di pixel, un milione di pixel per essere esatti. Il termine è emerso a seguito della prima pubblicizzazione delle fotocamere digitali e degli smartphone con fotocamera integrata. Con il termine “megapixel” si descrive la risoluzione dell’immagine. A ogni modo, le fotocamere ad alta risoluzione possono ancora ottenere il massimo da un soggetto anche nel caso in cui i megapixel non fossero così alti. Ciò perché attraverso i megapixel il software della fotocamera ad alta risoluzione si occupa della regolazione della nitidezza e della luminosità, nonché della soppressione del rumore dell’immagine che spesso gioca un ruolo maggiore nella presentazione dell’immagine rispetto alla sola risoluzione in megapixel.