Il brevetto: come proteggere le idee preziose
Cosa hanno in comune un mouse, una cintura di sicurezza e una miniatura Playmobil? Il fatto che per tutte queste invenzioni, gli autori hanno depositato un brevetto. In questo modo si prevengono eventuali imitazioni e potete raccogliere i frutti del vostro lavoro e delle vostre idee. Se avete un’idea innovativa e sufficiente capitale iniziale, potete commercializzare il prodotto nella vostra azienda, così che l’inventore ne ottenga i profitti. Ma per un’azienda giovane il costo di un brevetto potrebbe risultare troppo elevato. Se lavorate con investitori, i diritti sul prodotto dovrebbero essere chiariti fin dal primo momento, per evitare l’insorgere di problemi in una fase successiva.
I brevetti influenzano il tasso di innovazione della loro area di influenza e sono quindi un fattore importante per la crescita economica. In Italia il deposito di un brevetto può essere fatto presso una qualsiasi Camera di Commercio o inviata all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Per maggiori informazioni al riguardo vi invitiamo a leggere il nostro articolo su come registrare un brevetto.
Storia del brevetto
Già secoli fa vi erano accordi che regolamentavano i diritti di proprietà intellettuale. Il primo di cui si abbia memoria risale al 720 a.C. e si riferiva a un diritto di proprietà di un anno per le invenzioni culinarie nella città ormai defunta di Sibari. Con la garanzia di un anno di profitti, si incoraggiavano nuove invenzioni.
Nel Medioevo inizialmente esisteva un diritto di corporazione che riguardava nuove procedure o strumenti. Quindi soltanto i membri di una determinata gilda potevano usare le innovazioni in questione. Il concetto di diritti esclusivi come quello del brevetto aveva una vasta gamma di significati nell’Europa medievale. A quel tempo, lettere aperte da re e imperatori concedevano un documento consultabile (non protetto da un sigillo). Questi documenti davano diritto a titoli, terre, monopoli o alte occupazioni a persone o organizzazioni. In inglese venivano chiamate “letters patent”, in francese “lettre patente”, derivanti dal altino “litterae patentes”.
La maggior parte delle fonti stabiliscono che il diritto di brevetto così come lo conosciamo deriva dalla Venezia del quindicesimo secolo. Alla fine del diciottesimo secolo le legislazioni sui monopoli erano diffuse in tutta Europa e furono incluse anche nella Costituzione americana.
Nel corso dell’Ottocento, con lo sviluppo industriale, si diffuse il concetto di brevetto volto a tutelare lo sforzo di ricerca di chi ha effettuato la scoperta. Tuttavia il brevetto è limitato nel tempo e nello spazio, dopodiché l’invenzione è a disposizione di tutti. Inoltre l’autore è tenuto a rendere pubblici i contenuti della propria ricerca, favorendo così la possibilità di ulteriori sviluppi e la circolazione delle idee.
In Italia si può depositare un brevetto che copre l’intero paese, ma ci si può anche rivolgere all’Ufficio brevetti europeo, con sede a Berlino, Monaco di Baviera e all’Aia, avendo una copertura su quasi tutto il continente.
Che cosa è il brevetto?
Come abbiamo visto, il brevetto concede all’inventore l’esclusiva sull’utilizzo dell’invenzione nello Stato in cui è stato richiesto. Si possono brevettare sia prodotti e dispositivi, che procedimenti, alimenti o sostanze. Esistono dei criteri per poter brevettare un prodotto, o procedimento o altro, il quale deve essere:
- Nuovo: la novità è essenziale. Per poter reclamare il brevetto occorre che l’invenzione in questione non sia mai comparsa da nessun’altra parte al mondo. Certamente si possono commerciare prodotti inventati in altri Stati o continenti, ma non si possono brevettare.
- Inventivo: oltre alla novità, si deve trattare di qualcosa di non banale, che attesti un passo in avanti rispetto allo stato attuale della tecnica. Non sempre è difficile stabilire questo parametro.
- Commercializzabile: significa che l’invenzione deve poter essere prodotta e commercializzata a livello industriale.
- Lecito: si tratta teoricamente di non ledere il buon costume e l’ordine pubblico, ma come è evidente questi parametri sono difficili da stabilire e si evolvono rapidamente.
Non possono invece essere brevettate:
- scoperte, teorie scientifiche o metodi matematici;
- i metodi o i principi per attività intellettuali, nonché i programmi per computer;
- i metodi terapeutici o per i trattamenti chirurgici (possono esserlo invece i macchinari e i dispositivi medici);
- le presentazioni di informazioni.
Il brevetto è un titolo giuridico che tutela la proprietà intellettuale del titolare. Solo il titolare gode del diritto esclusivo all’uso dell’invenzione in un determinato luogo e per un determinato periodo. In questo modo senza l’autorizzazione del titolare non è possibile utilizzare, diffondere o arrogarsi il diritto di proprietà.
Quali tipi di brevetto esistono?
Esistono due tipi di brevetto:
- Il brevetto per invenzione, che gode di un grado di protezione più elevata. Si deve trattare di una soluzione nuova, che risolve in modo innovativo o per la prima volta un problema. Si possono citare ad esempio le cinture di sicurezza o la Moka, inventata da Alfonso Bialetti. Il brevetto per invenzione dura 20 anni senza possibilità di rinnovo.
- Il brevetto per modello di utilità, più facile da ottenere, ma che offre una protezione minore, dura 10 anni, sempre senza possibilità di rinnovo. Questo tipo di brevetto è presente in Italia e in pochi altri paesi e viene rilasciato soltanto in caso di oggetti (e non di procedimenti) che grazie a una modifica di oggetti preesistenti lo rendono più utile o più facile da usare.
Anche se la definizione sembra semplice, a volte è davvero difficile capire se si tratti di un’invenzione o di una modifica, tanto che gli inventori spesso fanno richiesta per entrambi i brevetti rimettendosi alla scelta dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. In generale la regola dovrebbe essere che per le migliorie ad oggetti esistenti si tratta di modifica di utilità, mentre soluzioni nuove e innovative a problemi sono invenzioni.
In che cosa consiste la tutela fornita dal brevetto?
Ora che abbiamo stabilito quali sono i requisiti per poter brevettare un’invenzione e quali tipi di invenzione non possono essere soggette a brevetto, specificando anche le tipologie di brevetto esistenti, vediamo quale tutela offre il brevetto.
Innanzitutto l’esclusività: il diritto per il titolare del brevetto di vietare a terzi la possibilità di produrre, commerciare o utilizzare, vendere o importare quel determinato prodotto, se di prodotto si tratta, o del prodotto derivato dal procedimento brevettato, se si tratta di un procedimento.
Il titolare del brevetto non sempre coincide con l’inventore. Esemplare è il caso in cui l’inventore sia un dipendente, mentre il titolare del brevetto sia l’azienda presso cui è impiegato. Se i diritti di sfruttamento patrimoniale del prodotto o procedimento spettano al titolare del brevetto e possono essere ceduti, non si può invece cedere il titolo di inventore, che deve rimanere associato a chi ha effettuato la scoperta.
Come dicevamo, almeno in Italia, a seconda del tipo di brevetto, già c’è una distinzione temporale: nel caso del brevetto per invenzione 20 anni dal deposito del brevetto, per il brevetto di utilità 10, entrambi senza possibilità di rinnovo.
Quando decade un brevetto?
Oltre ai termini di scadenza già menzionati, ovvero 20 anni per il brevetto di invenzione e 10 per quello di utilità, il brevetto può decadere se:
- Non vengono pagate le tasse relative: il brevetto richiede il pagamento di una tassa annuale, che si può pagare fino a sei mesi dopo la scadenza con il dovuto sovrapprezzo. Dopodiché, se non viene pagato, decade e il processo non è più reversibile: una volta persi i diritti, non c’è modo di riacquisirli.
- L’invenzione non viene realizzata: per poter mantenere il brevetto, l’invenzione deve essere anche realizzata, entro tre anni dalla concessione del brevetto (o quattro anni dal deposito della domanda).
Un po’ di statistiche
Dopo aver fatto una panoramica storica sul brevetto e sull’attuale situazione riguardo alle normative riguardanti il brevetto, diamo uno sguardo ai dati: l’innovazione è infatti un fattore molto importante per capire la crescita di un paese. Sono tanti i parametri da prendere in considerazione, ad esempio:
- Quanti sono stati i brevetti ottenuti dall’Italia rispetto agli altri paesi europei? E rispetto al resto del mondo?
- Guardando l’Italia, il trend di richiesta di brevetti è in crescita o in calo?
- Chi fa maggiori richieste di brevetti: le università, i singoli o le aziende?
- Quanti brevetti vengono richiesti rispetto al numero di abitanti?
- In quali settori si verifica una maggiore richiesta di brevetti?
Tutti questi parametri aiutano a stabilire quanto un paese è innovativo, in quali campi, quali sono i motori trainanti del paese, qual è il trend di crescita interno in termini di innovazione, e tanto altro.
In generale, si può dire che negli ultimi tre anni, come sottolinea il Sole 24 ore, l’Italia ha avuto una crescita decisa: le richieste di brevetto sono infatti aumentate del 4,3% dal 2016 al 2017, confermando un trend in rialzo costante già a partire dal 2015. Tuttavia, se si guarda al numero di brevetti sul numero di abitanti, l’Italia è all’undicesimo posto nell’Unione Europea. In generale, i paesi che hanno effettuato maggiori richieste di brevetti nel 2017 sono stati, nell’ordine: gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone, seguiti a grande distanza da Francia, Cina (in costante e fortissima crescita) e Svizzera. L’Italia arriva al nono posto, preceduta da Repubblica di Corea e Regno Unito.
Per quanto riguarda i settori trainanti in Italia nel 2017, ai primi posti si situano il settore della movimentazione, quello dei trasporti e delle tecnologie mediche, mentre in generale il report dell’European Patent Office stabilisce che le richieste di brevetto effettuate (quindi non solo dall’Italia) sono principalmente nel settore medico, che è anche in forte crescita, quello della comunicazione digitale, che negli ultimi anni ha avuto un’impennata fortissima, e della tecnologia informatica.
In generale, per quanto riguarda i soggetti che fanno richiesta di brevetti, svettano di gran lunga le grandi imprese, seguite a grande distanza da singoli inventori e da una percentuale molto più esigua proveniente dalle università e dai settori di ricerca pubblici.
Per approfondimenti rimandiamo al dettagliato articolo di scienzainrete.
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