Impairment test: di che cosa si tratta e quando se ne ha bisogno?
Il valore di un elemento patrimoniale non è scolpito nella pietra, possono infatti sopraggiungere delle svalutazioni impreviste riconducibili a cause di forza maggiore come crisi finanziarie, catastrofi naturali o fluttuazioni del mercato. Non appena degli indizi vi danno modo di pensare ad una diminuzione di valore delle vostre proprietà ammesse al finanziamento, dovreste condurre un test sulla riduzione del valore. Tramite tale test vi sarà possibile determinare una valutazione per quanto riguarda l’immobilizzazione, di grande importanza per un corretto giudizio del valore dell’azienda.
Che cos’è l’impairment?
Il termine impairment descrive nient’altro che una riduzione di valore: il valore attuale di un elemento patrimoniale che non corrisponde più al valore contabile. Ne consegue che le indicazioni riportate nel bilancio non sono più corrette. L’azienda sopravvaluterebbe il patrimonio e indicherebbe dunque un profitto o una perdita errata. Da un punto di vista teorico tutte le voci all’attivo e al passivo di un bilancio potrebbero essere diminuite in valore. A regolare la svalutazione di tutti i valori patrimoniali è l’International Accounting Standard 36 (IAS 36). Gli unici valori completamente esclusi sono quelli già regolati da altri standard. Tra questi vi sono gli approvvigionamenti (IAS 2), l’imposta sul reddito (IAS 11) e anche gli strumenti finanziari (IAS 39). La maggior parte degli acquisti aziendali, come i macchinari, le autovetture o gli strumenti informatici, sono sottoposti ad una svalutazione a causa dell’usura. Per questo motivo è previsto un ammortamento pianificato: i ragionieri contabili si occupano di ammortare regolarmente gli elementi patrimoniali a partire dal momento in cui diventano disponibili fino alla loro vendita, perdita o rottamazione. Ma in aggiunta a questo è contemplato anche un ammortamento straordinario. L’ammortamento è previsto sia per gli elementi patrimoniali, che quindi rientrano nella pianificazione regolare e che sono soggetti ad una svalutazione inaspettata, come anche per gli oggetti di valore dalla durata di servizio non specificata. Inevitabilmente questi ultimi oggetti non possono essere defalcati in maniera pianificata. In entrambi i casi dovrete per prima cosa condurre un impairment test.
Qual è lo scopo dell’impairment test?
Un impairment test viene regolato attraverso gli IFRS, ovvero gli International Financial Reporting Standards. Si tratta di un test obbligatorio per il calcolo del valore minimo. Con tale test dovrebbe essere possibile accertare il valore effettivo degli elementi patrimoniali, rendendo così possibile anche una dichiarazione affidabile dell’attuale situazione patrimoniale; importante in modo particolare per gli investitori. Dovreste rivolgervi dunque ad un impairment test sotto lo IAS 36 ogni qualvolta che vi dovesse sorgere un sospetto relativo ad una svalutazione. Gli indizi possono essere sia di natura interna che di natura esterna. Motivi interni, alcuni esempi:
- Invecchiamento
- Danni fisici
- L’utilizzo perde di valore a causa di lavori di ristrutturazione
- Rendimento peggiore di quanto preventivato
Ai motivi esterni appartengono ad esempio:
- Valore di mercato in rapida scesa
- Cattivi sviluppi nel settore economico e finanziario
- Aumento dei tassi di mercato
- Calo della valutazione di borsa
I valori patrimoniali immateriali con una durata di utilizzo illimitata, i valori patrimoniali immateriali che non sono ancora disponibili all’utilizzo e i goodwill, ovvero l’avviamento aziendale, devono essere valutati con regolarità anno dopo anno per venire a conoscenza di eventuali svalutazioni. Per ciò che riguarda la scelta sul quando effettuare tale valutazione: è completamente a vostra discrezione. Ciò che conta è che gli anni a seguire la valutazione avvenga lo stesso giorno.
La stragrande maggioranza delle aziende calendarizza l’impairment test obbligatorio nel giorno della chiusura di bilancio.
Per prima cosa accertate il valore recuperabile (recoverable amount) degli elementi patrimoniali: il valore recuperabile corrisponde o al prezzo netto dell’operazione o al valore d’uso.
- Prezzo netto dell’operazione: la somma che può essere recuperata al momento della vendita alle condizioni di mercato. I partner devono essere pienamente consenzienti e consapevoli. Somma al netto dei costi di vendita. Questa somma prende il nome di fair value.
- Valore d’uso: i flussi finanziari (cash flow) previsti, che possono essere raggiunti attraverso l’utilizzo.
Il valore più alto di entrambi corrisponde al valore recuperabile. Successivamente questo valore viene poi comparato con il valore contabile. Per valore contabile si intende il valore di un elemento patrimoniale, come è stato riportato all’interno del bilancio.
Come dimostrato nel grafico, se il valore contabile (carrying amount) è superiore al valore recuperabile, allora si determina un impairment. Ne deriva quindi un defalcamento fuori programma fino ad un massimo corrispondente al valore recuperabile.
L’impairment test dell’avviamento: calcolo esemplificativo?
Quando un’azienda ne acquista un’altra paga chiaramente un prezzo per l’acquisto. Ma prima che ciò avvenga l’acquirente calcola tutti i valori patrimoniali (inclusi i debiti accollatisi) dell’altra azienda. Di norma questo valore è inferiore al prezzo d’acquisto. La differenza tra i due prezzi si chiama “goodwill”. L’acquirente è d’accordo su tale differenza poiché è sicuro di poter riuscire a trarre profitto dall’utilizzo dei mezzi acquistati. Dall’acquisizione scaturiscono nuove sinergie grazie al potenziale clienti, alla quota di mercato o alle prospettive di rientro, le quali non sono state calcolate negli asset. Così facendo l’acquirente mostra le sue “buone intenzioni” durante la fase di negoziazione.
È necessario fare una distinzione sui diversi tipi di goodwill o avviamento. Infatti il goodwill può essere sia derivativo che originario. Per originario si intende quando il valore viene generato, e non acquistato come nel primo caso, e per questo non è da calcolare nell’impairment test.
L’azienda Albatros acquisisce l’azienda Bravo per un prezzo di 100 milioni di €. Precedentemente gli esperti finanziari di Albatros hanno calcolato che Bravo dispone di un patrimonio per un valore di 60 milioni di €. 40 milioni di € corrispondono quindi al goodwill.
Il goodwill emerge nel bilancio come voce all’attivo e fa parte quindi del valore d’impresa. Può tuttavia succedere che il goodwill perda valore all’interno di un anno. Il goodwill, in quanto valore patrimoniale immateriale, è sottoposto ad un impairment test obbligatorio e deve perciò essere controllato di anno in anno. Questo valore di per sé non ha alcun cash flow identificabile e per questo motivo non può essere venduto. Perciò al momento del test deve essere definito un livello di valutazione che prende il nome di Cash Generating Unit (CGU) o unità generatrice di flussi finanziari. Questa è in rapporto diretto con il goodwill e deve perciò essere scelta con criterio, ciclo finanziario dopo ciclo finanziario. Dunque come CGU può essere definita l’azienda rilevata o un dipartimento di essa.
L’azienda Bravo non sta ottenendo il successo sperato. Dopo un anno Albatros ha condotto un rilevamento che ha stabilito che il valore di utilizzo a 70 milioni di € e un prezzo netto dell’operazione di 80 milioni di €. Di fronte ad un valore contabile di 100 milioni di € (80 milioni di € di valore patrimoniale + 20 milioni di € di goodwill) il valore recuperabile corrisponde dunque a 80 milioni di €. Albatros stabilisce un goodwill impairment di 20 milioni di €.
Dunque l’azienda deve ammortizzare il goodwill per poter omologare il bilancio al valore effettivo. Nel caso di Albatros e Bravo il goodwill si annulla. Se invece il goodwill dovesse risultare più alto del valore contabile, allora non può essere ascritto. A questo punto il valore contabile rimane.
Gli impairment test sono uno strumento importante per mantenere corretto il bilancio di un’azienda. Ne deriva perciò che un impairment test con valori non veritieri porti a errori nel bilancio e con ciò a una falsa valutazione dell’azienda.
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