Imposte in Italia: introduzione alla normativa fiscale

Un sistema tributario determina in uno Stato l’insieme dei tributi e delle norme che li disciplinano. In Italia esso si basa sui principi di universalità, legalità, equità e progressività, con l’idea che i tributi possano essere imposti solo per legge e che ogni cittadino sia sottoposto all’obbligo tributario in base alle proprie capacità economiche. Per quanto concerne le entrate tributarie, sono tre le tipologie definite dal sistema fiscale italiano: imposte, tasse e contributi. In questo articolo ci concentreremo su alcuni tipi di imposte e specificamente su quelle più rilevanti per le imprese.

Definizione: Imposte

Le imposte sono tributi che i cittadini pagano in base alla propria capacità contributiva e sono volte a finanziare servizi pubblici generali. Attraverso le entrate derivanti dalle imposte, lo Stato finanzia ad esempio l’amministrazione della giustizia, l’ordine pubblico e il sistema sanitario nazionale. Si tratta di servizi che vanno a favore della collettività, il cui utilizzo non può essere calcolato su base individuale. Gli elementi che definiscono le imposte sono i seguenti: il presupposto, cioè la circostanza che determina l’obbligazione tributaria; i soggetti attivo e passivo, vale a dire chi impone il tributo e chi deve pagarlo; l’imponibile, cioè la ricchezza assoggettabile a imposta; l’aliquota, vale a dire la percentuale di imponibile che determina il valore dell’imposta.

Classificazione delle imposte in Italia

La classificazione delle imposte avviene secondo diversi criteri. Distinguiamo anzitutto, sulla base della capacità contributiva, tra imposte dirette e indirette. Le prime colpiscono manifestazioni immediate della capacità contributiva (reddito o patrimonio), mentre le seconde colpiscono manifestazioni mediate (atti di produzione, scambi e consumi). Ecco alcuni esempi di entrambi i tipi di imposta:

  1. Imposte dirette: IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), IRES (imposta sul reddito delle società), IRI (imposta sul reddito imprenditoriale), IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), ISOS (imposta sostitutiva sui redditi da capitale), IMU (imposta municipale unica);
     
  2. Imposte indirette: IVA (imposta sul valore aggiunto), imposta di registro, imposta di bollo, imposta sulle successioni e sulle donazioni, imposta catastale e ipotecaria.

Una seconda distinzione viene fatta dal punto di vista delle condizioni del contribuente tra imposte personali, che tengono conto della sua situazione familiare e sociale, e imposte reali, che non prendono questo elemento in considerazione. Possiamo inoltre distinguere tra imposte proporzionali e imposte progressive, secondo il metodo di calcolo, e tra imposte erariali e imposte locali, a seconda dell’ente pubblico a cui sono destinate.

Principali imposte per le imprese in Italia

Sulle imprese italiane gravano molteplici imposte dirette e indirette. Prima di vederle nel dettaglio, ricordiamo che l’imposta più importante del sistema tributario italiano è l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF).

Fatto

Introdotta nel 1973, l’IRPEF produce un gettito pari a circa un terzo del totale delle entrate tributarie e interessa circa quaranta milioni di contribuenti. Si tratta di un’imposta progressiva: l’aliquota aumenta in proporzione al reddito stesso con una forbice compresa tra il 23 e il 43 per cento.

L’IRPEF non interessa soltanto gli imprenditori, ma va ovviamente tenuta in considerazione poiché colpisce la produzione del reddito su territorio nazionale. Per quanto riguarda invece le imposte per le imprese, possiamo occuparci delle seguenti:

  • Imposta sul valore aggiunto (IVA)
  • Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP)
  • Imposta sul reddito delle società (IRES)
  • Imposta sul reddito imprenditoriale (IRI)

Imposta sul valore aggiunto

L’imposta sul valore aggiunto (IVA), introdotta nel 1973, sottopone a tassazione indiretta il valore degli scambi di merci e di servizi. In termini di gettito fiscale, si colloca al secondo posto dopo l’Irpef: secondo il report del Ministero dell’economia e delle finanze, nel periodo compreso tra gennaio e novembre 2017 le entrate provenienti dall’IVA sono state pari al 27.1 per cento del gettito complessivo. L’imposta colpisce imprenditori ed esercenti, i quali hanno diritto di rivalersi sull’acquirente finale. L’aliquota ordinaria si attesta attualmente al 22 per cento. Esistono tuttavia anche un’aliquota minima del 4 per cento, applicata sulla vendita di generi di prima necessità come ad esempio gli alimentari, e un’aliquota ridotta del 10 per cento sui servizi turistici.

Imposta regionale sulle attività produttive

L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), introdotta nel 1998, colpisce l’esercizio di attività produttive, scambi di beni e prestazioni di servizi da parte di imprenditori, artigiani e professionisti, enti commerciali e non commerciali. Il calcolo della base imponibile cambia in base alla natura dell’attività e l’aliquota varia tra il 3,9 per cento (ordinaria) e l’8,5 per cento (enti pubblici). Si tratta di un’imposta diretta che grava in maniera proporzionale sui redditi delle imprese.

Imposta sul reddito delle società e Imposta sul reddito imprenditoriale

IRES e IRI sono imposte che colpiscono il reddito di società e imprese. La prima, introdotta nel 2003, riguarda società di capitali, cooperative, società di mutua assicurazione, trust, enti pubblici e privati residenti in territorio italiano, oltre che società non residenti nel territorio nazionale. La seconda, introdotta con la Legge di bilancio 2017, interessa invece le imprese individuali e le società di persone in contabilità ordinaria, le piccole società di capitali e le società a responsabilità limitata con numero di soci non superiore a 10, o a 20 nel caso di società cooperativa. Entrambe sono imposte dirette e proporzionali con un’aliquota fissa al 24 per cento. L’introduzione dell’IRI ha equiparato tutti i redditi d’impresa e la sua opzione è esercitabile dal 2018.

N.B.

l’opzione, che deve essere indicata nella dichiarazione dei redditi, ha una durata quinquennale e può essere rinnovata.

Vi preghiamo di osservare la nota legale relativa a questo articolo.

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