Come agire in caso di insolvenza o decozione

Un’insolvenza o decozione è una dura prova sia per l’imprenditore e i suoi dipendenti che per i partner commerciali in attesa di pagamento. Con lo stato di insolvenza non si deve necessariamente pensare al peggio, anche se la maggior parte delle volte costituisce la premessa per la liquidazione, che come obiettivo ha sempre lo scioglimento dell’impresa. Tramite la nuova legge delega 19 ottobre 2017 n. 155 l’obiettivo è di risolvere i debiti dell’insolvente evitando la marchiatura negativa del “fallimento” e dandogli così la possibilità di risanare i propri debiti. Vediamo in che modo.

Cos’è l’insolvenza? Significato

Il termine insolvenza, sinonimo di decozione, deriva dal latino solvere (“pagare”) e definisce lo stato di incapacità di un’azienda o di un privato di soddisfare i pagamenti dovuti, anche in futuro, perché le entrate non sono più in grado di coprire le spese. È importante sottolineare che lo stato di insolvenza, il quale costituisce la premessa del fallimento, si dichiara qualora la difficoltà al pagamento sia considerata irreversibile. In caso di difficoltà momentanea, invece, non sussiste insolvenza, poiché si presume che il debitore insolvente sarà in grado di estinguere i debiti in un lasso di tempo ragionevole.

Definizione: insolvenza

l’insolvenza o decozione è la condizione di un soggetto economico per cui non è più in grado di adempiere al pagamento regolare, con mezzi normali, dei propri debiti. Essa è caratterizzata dal fatto che i debiti o le passività nei confronti dei creditori non possono più essere pagati né attualmente né in un futuro prevedibile. Ciò è dovuto al fatto che le spese necessarie a tal fine sono superiori alle entrate (previste) in modo permanente.

Quali sono le cause che portano alla dichiarazione di stato di insolvenza?

Lo stato di insolvenza si manifesta tramite inadempimenti o altri fattori esteriori che siano la prova di impotenza economica del debitore di pagare i propri debiti regolarmente. Le cause di una simile condizione potrebbero essere esterne, nel caso di investimenti sbagliati, un rischio d’impresa valutato erroneamente o un calcolo dei prezzi di vendita scorretto. Invece, le cause interne comprendono tutto ciò che può essere attribuito a errori di gestione o di pianificazione, ad esempio:

  • I costi di produzione sono stati calcolati troppo bassi.
  • Il finanziamento non è stato sufficientemente garantito.
  • L'espansione è stata eccessivamente estesa.
  • I processi importanti all'interno dell'azienda sono stati mal organizzati o deliberatamente manipolati.

Ma anche un cambiamento generale del mercato di vendita o una crisi economica possono portare un’impresa a dichiarare lo stato di decozione. In caso di cause esterne, un'azienda diventa insolvente senza colpa. Ciò può avvenire, ad esempio, in seguito a una crisi economica o se importanti clienti o partner commerciali sono essi stessi insolventi o vengono addirittura liquidati senza poter saldare adeguatamente i crediti in essere. Quest'ultimo caso si verifica spesso in aziende che dipendono fortemente dai fornitori e/o dalle importazioni di materie prime, come l'industria edile e manifatturiera.

Possibili indicatori dello stato di insolvenza di un’azienda

Sono vari i fattori che possono segnalare l’impotenza patrimoniale di un’impresa, ad esempio:

  • Le banche rifiutano di elargire finanziamenti
  • I pagamenti non sono più effettuati
  • I pagamenti sono effettuati con mezzi non normali
  • Vi sono gravi inadempimenti (può bastare anche solo l’inadempimento di una sola obbligazione che dimostra uno stato di grave dissesto)
  • Il debitore ha ricevuto diversi decreti ingiuntivi elevati
  • Il debitore ha ricevuto diversi protesti rilevanti per numero, entità e frequenza
N.B.

Il patrimonio netto in positivo non basta come garanzia per un’azienda. Una società può infatti comunque non avere i mezzi per soddisfare gli inadempimenti.

Nel peggiore dei casi potrebbero verificarsi situazioni molto gravi per l’impresa. L’insolvente potrebbe darsi alla fuga e rimanere latitante, i locali potrebbero chiudere oppure l’attivo della società essere diminuito o ritirato del tutto. Tuttavia, prima di arrivare a una condizione simile, è meglio muoversi per tempo, informarsi e valutare tutte le opzioni disponibili per trovare una soluzione positiva.

Cosa fare se un’azienda è insolvente?

Una volta dichiarato lo stato di insolvenza, l’impresa può seguire diverse strade. Vediamo di seguito le opzioni disponibili:

  • Può essere deliberato lo scioglimento. Ciò significa che i beni aziendali saranno liquidati e il ricavato andrà ripartito tra i creditori, dopodiché l’azienda sarà dichiarata estinta.
  • Può essere fatta richiesta all’ammissione alla procedura di concordato preventivo con finalità liquidatorie.
  • Può essere richiesta l’apertura della liquidazione giudiziale.

Quest’ultima misura è stata introdotta per sostituire lo stato di fallimento dalla legge delega 19 ottobre 2017 n. 155. Se vi sono i presupposti, tuttavia, vi sono altre procedure concorsuali disponibili. Può infatti essere richiesta l’ammissione anche alla liquidazione coatta amministrativa (LCA), all’amministrazione straordinaria o all’amministrazione straordinaria speciale.

Liquidazione giudiziale

Tramite una domanda da presentare al tribunale entro un anno dal termine dell’attività del debitore insolvente, il quale avviene cancellando l’azienda dal registro delle imprese, se iscritta, o da quando i terzi sono venuti a conoscenza del suddetto termine dell’attività. La procedura di liquidazione giudiziale prevede il coinvolgimento di quattro organi:

  • il Tribunale concorsuale
  • il Giudice delegato
  • il curatore
  • il comitato dei creditori.

Una volta dichiarata aperta la procedura di liquidazione giudiziale, il debitore insolvente non ha più diritto di amministrare né di accedere ai propri beni. Spetta infatti al curatore amministrare i beni ed è legittimato a compiere tutti gli atti necessari destinati alla liquidazione giudiziale.

Liquidazione coatta amministrativa (LCA)

Esclusa la liquidazione giudiziale, un’impresa in stato di insolvenza può essere dichiarata soggetta a liquidazione coatta amministrativa dal tribunale del luogo in cui essa ha il centro degli interessi principali. Va sottolineato che i soggetti interessati da questo tipo di procedura sono imprese bancarie e assicurative, società partecipate da enti pubblici, società cooperative e alcuni enti della pubblica amministrazione italiana.

Gli organi coinvolti nella procedura sono:

  • il commissario liquidatore
  • il comitato di sorveglianza
  • l’autorità amministrativa di Vigilanza

In seguito alla dichiarazione dello stato di insolvenza, la procedura di liquidazione coatta amministrativa è avviata tramite un provvedimento amministrativo. Dopodiché avviene la formazione del passivo, la liquidazione dell’attivo, e, per concludere, la sua ripartizione.

Amministrazione straordinaria

Oltre all’insolvenza dichiarata, affinché si possa avviare la procedura concorsuale di amministrazione straordinaria, l’impresa commerciale deve avere non meno di 200 dipendenti da almeno un anno. Inoltre i debiti devono superare i due terzi sia dell’attivo complessivo dello stato patrimoniale, sia dei ricavi annuali delle vendite e delle prestazioni dell’ultimo esercizio. Infine devono esserci delle prospettive concrete di ripristino dell’equilibrio economico.

Nell’amministrazione straordinaria è richiesto l’intervento dei seguenti organi:

  • il Tribunale del luogo dove l’impresa ha la sua sede principale;
  • il commissario giudiziale;
  • il commissario straordinario;
  • il comitato di sorveglianza.

Vi sono due fasi, una di osservazione giudiziale e una di esecuzione del programma durante le quali i creditori sono tenuti dal muovere azioni esecutive individuali. Dopo che la procedura è stata avviata, vi sono due ipotetiche strade per il risanamento dell’impresa: la ristrutturazione economica e finanziaria oppure la cessione dell’azienda.

Amministrazione straordinaria speciale

Questa procedura concorsuale è un ampliamento dell’amministrazione straordinaria e interessa nello specifico le imprese dalle dimensioni rilevanti ed è stata introdotta in seguito al crac Parmalat con il cosiddetto decreto Marzano (d.l. 23-12-2003 n. 347) e modificata poi dal decreto Alitalia (d.l. 134/2008). L’avviamento di una procedura di amministrazione straordinaria speciale presuppone l’esistenza dell’impresa insolvente da più di un anno, il subordinamento nell’anno precedente di almeno 500 dipendenti e, infine, l’ammontare di debiti di almeno 300 milioni di euro.

In questo caso è il Ministero dello sviluppo economico a occuparsi dell’ammissione della procedura, sotto richiesta dell’impresa insolvente. Il commissario straordinario ha 180 (con proroga di 90) giorni per presentare al Ministro il programma di ristrutturazione. Il programma può poi essere rigettato e convertito in una cessione dal Ministro, sempre che sia possibile attuarla entro i due anni a seguire e che sia proposta a 60 giorni dal rigetto. Se ciò non avviene l’impresa cade in fallimento. Nel caso in cui il programma sia invece approvato, la procedura dovrà essere attuata seguendo i punti previsti nella proposta.

Vi preghiamo di osservare la nota legale relativa a questo articolo.

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