Le tasse per il libero professionista: consigli utili

Chi sceglie di lavorare come libero professionista, deve informarsi a fondo sulla corretta burocrazia da seguire. Con le mosse giuste il libero professionista riuscirà sia a risparmiare sulle proprie spese, che a capire come fare per ottenere qualche piccola agevolazione. In primo luogo è bene capire se la propria professione rientra nella categoria del libero professionista o in quella del lavoratore autonomo; è necessario comprendere come aprire una partita IVA, se e quando conviene, e quali agevolazioni fiscali è possibile ottenere.

Nel nostro articolo chiariremo i dubbi riguardo le tasse per il libero professionista.

Differenze tra libero professionista e lavoratore autonomo

Libero professionista o lavoratore autonomo? Esistono delle differenze tra queste due categorie? Prima di tutto è bene chiarire che tra le condizioni lavorative dei liberi professionisti e quelle dei lavoratori autonomi non esistono differenze abissali e inoltre, che i due termini vengono spesso utilizzati come sinonimi. Ad ogni modo la distinzione tra le due parti è piuttosto di tipo concettuale:

  • il libero professionista svolge, in linea di massima, prestazioni ad alto contenuto intellettuale ed è solitamente iscritto a un albo o a un ordine. In questa categoria rientrano, ad esempio, i medici, gli avvocati, gli psicologi, i veterinari, gli architetti e i giornalisti;

  • il lavoratore autonomo di contro, non appartiene a un albo o a un ordine specifico e svolge un lavoro indipendente, senza subordinazione. In questa categoria rientrano, fra gli altri, i meccanici, i parrucchieri e gli elettricisti.

Il codice civile parla della regolamentazione del lavoro autonomo nel Libro V, Titolo III.

Qual è la forma giuridica giusta per la propria attività? Ditta individuale o libero professionista?

Prima di definire cosa si intende per ditta o impresa individuale, è importante chiarire che, rispetto a una ditta individuale o a un’impresa, i lavoratori autonomi possono offrire servizi e non beni. Inoltre l’unico responsabile della gestione di una ditta individuale è l’imprenditore che sceglie di avviarla.

Quali sono, dunque, le differenze tra una ditta individuale e un libero professionista?

La ditta individuale è un’attività di impresa che consiste nell’esercizio professionale di un’attività economica finalizzata alla produzione o allo scambio di servizi. Sebbene il titolare di una ditta individuale resti il primo responsabile della sua attività, può scegliere di avvalersi di collaboratori o dipendenti. L’attività di impresa individuale deve essere svolta abitualmente o periodicamente e non saltuariamente o occasionalmente. Dal punto di vista pratico i lavoratori autonomi come gli artigiani o i commercianti costituiscono già di per sé una ditta individuale; invece poiché il libero professionista che offre dei beni al pubblico non esercita un’attività economica con finalità di produzione, non può assumere la forma giuridica della ditta individuale.

La scelta tra le diverse forme giuridiche ha molta rilevanza dal punto di vista amministrativo, fiscale e previdenziale. In primo luogo per avviare la propria attività, le ditte individuali sono tenute, oltre ad aprire la partita IVA, anche a iscriversi al Registro delle Imprese tramite la presentazione della Comunicazione Unica e alla camera di commercio. Inoltre la contabilità delle ditte individuali segue il principio di competenza e non il principio di cassa, attuabile invece ai liberi professionisti.

Altra differenza che sussiste tra i due tipi di forma giuridica è la seguente: le ditte individuali sono tenute a iscriversi alla Gestione IVS per Artigiani e Commercianti dell’INPS; i liberi professionisti sono invece tenuti a iscriversi alla propria cassa di appartenenza oppure alla Gestione Separata INPS.

La prassi per avviare una ditta individuale in quanto lavoratore autonomo o un’attività da libero professionista non è complicata, ma bisogna seguire e rispettare alcune regole. Per questo è sempre bene consultare un commercialista al fine di non commettere errori.

Tasse e partita IVA per il libero professionista

Come anticipato poco sopra, il primo passo da compiere nel mondo del lavoro autonomo è capire il tipo di inquadramento contributivo della propria attività, ossia se questa si può classificare come ditta individuale o come libero professionista e in secondo luogo, individuare a quale settore questa appartiene. Qui di seguito, verranno trattate in breve le procedure che dovrà seguire un libero professionista che si appresta ad esercitare la sua professione nel 2018.

Il primo dubbio che generalmente assale il libero professionista riguarda l’apertura della partita IVA: spesso, infatti, viene considerato più comodo l’utilizzo della ritenuta d’acconto. Tuttavia viene frequentemente tralasciato il fatto che si può ricorrere alla ritenuta d’acconto soltanto nel caso di prestazione occasionale, ossia solamente nel momento in cui il libero professionista non svolge in modo continuato la propria attività.

Per questo motivo, al fine di non limitare la propria professione, è consigliabile aprire una partita IVA. Nonostante la procedura di apertura della partita IVA per un libero professionista non sia particolarmente difficile, consigliamo di rivolgersi a un commercialista fin dal primo momento poiché sarà in grado di capire quale regime fiscale sia più adatto all’attività del libero professionista, se converrà aderire o meno al regime forfettario e, non da meno, in futuro sarà in grado di gestire la contabilità e di aiutare durante la dichiarazione dei redditi.

Modello AA9/12 e codice ATECO

Così come valeva per gli anni precedenti, l’apertura della partita IVA è gratuita anche per il 2018: per aprirla basta recarsi in un ufficio dell’Agenzia delle Entrate e compilare il modello AA9/12 o in alternativa, è possibile effettuare la procedura online. Il numero di partita IVA verrà rilasciato immediatamente. Il modello AA9\12 è composto da 4 pagine e deve essere compilato con la massima scrupolosità dato che persino un piccolo errore potrebbe causare l’annullamento della pratica o un calcolo spropositato delle tasse da pagare. È bene ricordare che in sede di compilazione del modello AA9\12 per l'apertura della partita IVA è necessario spuntare l'opzione regime forfettario, se si intende aderirvi. La compilazione del modello AA9\12 prevede la scelta del codice ATECO, il quale determinerà il campo di attività della nuova partita IVA. Questo codice, in uso dal 2008, è una tipologia di classificazione delle attività economiche adottata dall’ISTAT, su base di quella già esistente creata dall’Eurostat. Scegliere il giusto codice attività è di importanza fondamentale a causa delle sue conseguenze sul calcolo delle tasse che il libero professionista dovrà versare. Dunque il codice ATECO ha un importante ruolo per fini fiscali: dalla scelta e dall’accesso a determinati regimi speciali per singole attività, all’applicazione degli studi di settore, dalla contribuzione INPS e INAIL, agli adempimenti fiscali e così via.

N.B.

Qualora si possiedano tutti i requisiti, esiste la possibilità di accedere al nuovo regime forfettario 2018.

Di seguito, a scopo esemplificativo, la classificazione dei codici attività:

  • sezione C: attività manifatturiere;
  • divisione 14: confezioni di articoli di abbigliamento;
  • gruppo 14.1: confezioni di articoli di abbigliamento esclusi gli articoli in pelliccia;
  • classe 14.19: confezioni di articoli ed accessori diversi da abbigliamento in pelle, indumenti da lavoro, altro abbigliamento esterno e biancheria intima;
  • categoria 14.19.2: abbigliamento sportivo e indumenti particolari;
  • sottocategoria 14.19.29: produzione di indumenti per neonati, tute sportive, completi da sci, costumi da bagno e simili.

All’atto di apertura della partita IVA sarà necessario scegliere anche il regime contabile e fiscale a cui sottoporsi. La scelta è ormai limitata a due modalità: o si sceglie il regime forfettario o un regime fiscale tradizionale.

Procedure successive all’apertura della partita IVA

Dopo aver aperto una partita IVA si necessita dell’iscrizione alla cassa provvidenziale o alla Gestione Separata INPS, dopodiché è possibile iniziare a svolgere la propria attività da libero professionista, naturalmente senza dimenticare i costi di gestione e di tenuta annuali. I costi di una partita IVA si dividono in costi fissi e costi variabili: fa parte dei primi il diritto camerale, i contributi INPS e INAIL, le spese per il commercialista, quelle per la tenuta contabile e le competenze bolli; con i secondi si intendono i costi che dipendono dalle aliquote fissate per legge in base al regime fiscale di appartenenza.

Durante lo svolgimento della propria professione non bisogna mai dimenticare di conservare tutte le fatture emesse e ricevute poiché in base a queste verranno calcolate le imposte e i contributi da pagare.

Consigli sulle tasse per il libero professionista: come risparmiare

Per un libero professionista è fondamentale riuscire a tenere una gestione oculata delle proprie spese, tenendo sempre sotto controllo i costi e i ricavi. Per fare sì che il libero professionista possa risparmiare sulle spese, e dunque sulle tasse da pagare, abbiamo qualche suggerimento da proporre:

  • conoscere quali spese sono detraibili o deducibili: le spese mediche, alcuni contratti di assicurazione, le spese per i corsi di istruzione o di aggiornamento e simili sono spese detraibili per il libero professionista;

  • scegliere una forma giuridica adeguata: come già accennato, questo è un aspetto fondamentale. Di fatto la forma societaria adeguata può far risparmiare sulle tasse che il libro professionista deve versare annualmente e velocizzare così le pratiche burocratiche;

  • auto aziendale e spese telefoniche: è possibile dedurre i costi di acquisto e di utilizzo dell’auto aziendale fino al 100%. Se, invece, si tratta di veicoli utilizzati dagli agenti di commercio o dai rappresentati è possibile detrarre le spese per l’80%. Anche le spese telefoniche per il cellulare ad esclusivo uso aziendale possono essere detratte fino al 100%;

  • sfruttare la pianificazione fiscale: in questo caso si tratta di informarsi bene su tutte le regole e le normative fiscali che consentono di ottenere risparmi in termini di tasse per il libero professionista, a partire dalla forma giuridica della propria attività, fino a considerare la partita IVA forfettaria, il tipo di regime fiscale e così via;

  • beni immobili: se il libero professionista usufruisce di un locale in affitto per svolgere la propria attività, tale costo sarà deducibile al 100%;

  • scegliere un buon commercialista: la scelta del commercialista, infine, è fondamentale poiché potrà aiutare a gestire la propria attività nel migliore dei modi, senza tralasciare alcun dettaglio burocratico.

Vi preghiamo di osservare la nota legale relativa a questo articolo.

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